La motivazione intrinseca porta a impegnarsi strenuamente in un’attività perché questa è di per sé motivante e gratificante.

motivazione intrinseca

La motivazione intrinseca si potrebbe attivare per semplice piacere, per una sfida, per divertimento, appagamento, abbandonando qualsiasi interesse verso ricompense o pressioni esterne.

È un argomento che in questi ultimi anni ho ascoltato migliaia di volte: circola nelle aziende, nelle aule di formazione, nelle riunioni di lavoro e nelle grandi convention. Consiste nel fare, agire, essere ispirati, motivati e stimolati per massimizzare la performance prestabilita.

Si tratta di una questione che chiama in causa molteplici aspetti: le emozioni, la stima di sé, l’opportunità di svilupparsi, di migliorare, di essere efficaci, di produrre e operare per realizzare grandi imprese.

D’altronde operare, fare, agire per essere persone efficaci ed efficienti sono attività che arrivano al cuore del problema e affondano le loro radici nella psicologia, nella scienza della motivazione e, a pensarci con attenzione, anche nella storia più antica del genere umano.

Socrate, ad esempio, sosteneva che ogni persona porta dentro di sé l’intera natura umana, che si rivela a condizione di saperla osservare, di essere pronti ad analizzare il proprio essere e le proprie azioni. Questo è il senso del “conosci te stesso”, l’ingiunzione socratica tratta dalla massima incisa sul tempio di Apollo a Delfi.

Bene, allora partiamo proprio dalla motivazione.

Lo facciamo insieme condividendo un’idea semplice: gli esseri umani hanno un’inclinazione naturale alla libera scelta di agire, di essere attivi e di essere naturalmente orientati alla crescita, al miglioramento e al proprio sviluppo.

Già, perché l’uomo tende a impegnarsi in attività che considera interessanti, a tenere vive le proprie capacità e a cercare l’integrazione e la relazione in gruppi sociali.

Di cosa sto parlando? Di motivazione intrinseca e della teoria dell’autodeterminazione.

La teoria dell’autodeterminazione è parte integrante di un vasto movimento culturale che guarda con occhi nuovi alla motivazione partendo dalla natura umana.

Questo filone comprende il vasto movimento della psicologia positiva che vede in Martin Seligman e Mihály Csíkszentmihályi i maggiori esponenti.

La teoria dell’autodeterminazione (redatta da Deci e Ryan), che promuove la motivazione intrinseca, parte da bisogni umani universali. Essa sostiene che le persone hanno tre bisogni di stampo psicologico innati:

  1. bisogno di competenza (sentirsi efficaci)
  2. bisogno di autonomia (autodeterminazione nel decidere che cosa fare e come farlo)
  3. bisogno di relazione (bisogno di accettazione, di calore, di appartenenza, di sentirsi apprezzati e capiti dagli altri).

Inoltre, nessuno sforzo riuscirà a motivare profondamente un individuo se non si provvederà a creare un ambiente accogliente, rispettoso e particolarmente sostenente.

Quindi… Rispondere ai bisogni di autonomia significa essere fiduciosi che le persone possano apprendere autonomamente, consentire loro di fare delle scelte: scelte di obiettivi, piani di lavoro differenziati, strategie diversificate per affrontare un compito, libertà di scelta.

I bisogni di competenza sono appagati solo quando una persona è coinvolta nell’attività che svolge che si adatta bene ai suoi livelli di conoscenze e abilità, ma che offrono sfide ottimali che permettono di sviluppare la loro competenza.

Se le attività sono troppo difficili per loro, non esisterà alcuna possibilità di motivazione intrinseca.

D’altra parte, come facilmente immaginabile, non risultano stimolanti ai fini della motivazione le proposte troppo semplici o routinarie o banali.

Tra le attività che consentono alle persone di appagare i bisogni di competenza ci sono innanzitutto quelle che danno la possibilità di dare risposte attive, quelle che garantiscono un feedback immediato e altre che incorporano attività associate al gioco.

Infine ricorda…
Le persone lavorano meglio se sono loro a “voler fare”; tendenzialmente abbassano le loro performance se vengono attivate dal “dover fare”.
John Whitmore (uno dei padri fondatori del Coaching moderno) afferma testualmente: “…se lo voglio fare, è per me; se lo devo fare, è per gli altri“.

La motivazione intrinseca dipende fortemente dalla libertà di poter scegliere “il gioco e le regole del gioco”.

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