Il Modello GROW di John Whitmore rappresenta il punto di riferimento circa l’efficacia del Coaching moderno. Fare Coaching con il modello GROW, infatti, permette di valorizzare il potenziale personale seguendo un percorso strutturato, lineare e facile da applicare.

Se ti stai chiedendo quale modello di Coaching sia più efficace e più utilizzato al mondo, non ci sono dubbi: è il modello GROW ideato negli anni ’80 da Sir John Whitmore. Esso si è sviluppato fino ai giorni nostri in un’incontenibile serie di contributi innovativi e rivoluzionari.

Approfondisci sul modello GROW partendo dalla vita del suo ideatore:
John Whitmore se ne va un pezzo della storia del Coaching

Modello GROW: come, quando e perché usarlo per fare Coaching.

Come anticipato, il modello GROW è il modello di Coaching più utilizzato al mondo. Fu ideato da Sir John Whitmore negli anni ’80 e diffuso qualche anno dopo grazie alla prima edizione di un importante libro, “Coaching for Performance” (1992), del quale è in uscita la quinta edizione.

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Perché acquistare il libro sul modello GROW

Perché il Coaching fai-da-te non funziona! Perché è un buon modo per uscire dalla Coaching Confusione generata dalle logiche commerciali, dai grandi opportunismi commerciali del settore e dalle grinfie di pseudo-formatori più attenti al marketing e all’egocentrismo che alla salvaguardia di una corretta “cultura di Coaching. Se decidi di acquistare “Coaching for Performance” per mera cultura personale, tieni pure presente che ne sono state vendute oltre un milione di copie ed è stato tradotto in 23 lingue. Grazie a questo successo, il modello GROW è diventato il modello di Coaching più noto, più usato e più efficace a livello mondiale. Se invece sei un Coach Professionista e non possiedi ancora questo libro, probabilmente devi riconsiderare la qualità della tua formazione e preparazione. Se ti iscriverai a un Corso di Coaching, invece, e non sentirai parlare del modello GROW o addirittura ne ascolterai delle critiche, lascia perdere (chiedi il rimborso e trovati un altro Corso di Coaching).

Modello GROW: le radici storiche e i padri fondatori del metodo

Il modello GROW nasce dalle intuizioni di John Whitmore e dalla collaborazione efficace con Tim Gallwey (creatore, qualche anno prima, dell’Inner Game). La volontà dei padri fondatori (considerati da più parti dei veri pionieri) fu di verificare, a fronte di risultati sorprendenti, se il loro comportamento professionale fosse caratterizzato da un modello nascosto (nelle loro prime ricerche parlarono di un “uso inconscio” di “pratiche sistemiche” e della possibile sussistenza di un “modello efficace”, all’epoca mancante di struttura logica e conseguenti trascrizioni).

Dalle prime intuizioni alla stesura di un “modello stabile, sistemico e processuale” passarono pochi anni. Nacque così il modello GROW (ottenuto attraverso prove, errori e grazie al contributo di osservatori esterni ed esperti di PNL).

Da qui non solo la nascita del modello GROW, ma soprattutto “della pratica del buon Coaching”, capace di dettare vincoli indissolubili sulla pratica professionale:

  1. Riconoscere e sfruttare appieno le potenzialità latenti;
  2. Favorire la motivazione intrinseca;
  3. Migliorare le performance all’interno di un percorso di apprendimento autonomo;
  4. Favorire la creazione di maggiore consapevolezza e responsabilità.

Insomma, è bene chiarirlo: mai nel Coaching professionale (quello vero) si è voluto parlare di motivazione da palcoscenico o di camminate sui carboni ardenti. Il Coaching parla di motivazione in termini tecnici e, anche se mancano i riscontri scientifici, la sua efficacia è dimostrabile sul campo.

Il Coaching è orientato al miglioramento della performance, che è concreta e misurabile; il metodo è caratterizzato da una logica creativa che a sua volta è inserita in una relazione efficace e generativa, priva di prescrizioni, sanzioni e giudizi.

Secondo la logica che anima il modello GROW, le persone hanno l’opportunità di massimizzare i risultati ottenibili attraverso l’espressione del loro potenziale, inserito in una cornice di consapevolezza, responsabilità e divertimento legato a un significato/scopo (inteso come espressione della motivazione intrinseca).

GROW Expanded (l’ultima frontiera del Modello GROW)

Nel corso degli anni, sotto la spinta del suo ideatore, al modello GROW si sono affiancate una serie di pratiche che aiutano ulteriormente il Cliente a velocizzare il percorso verso l’autorealizzazione. Si tratta del  GROW Expanded figlio del modello originario, leggermente più complesso, ma ancora più efficace.

Metodologia, struttura tecnica e finalità del modello GROW

Il modello GROW è basato su una sequenza strutturata di domande utili per individuare gli obiettivi da perseguire e gli ostacoli da superare. Si tratta di un approccio maieutico fondato su un paradigma chiaro: cambiare, migliorare e utilizzare il potenziale per raggiungere un obiettivo, una meta chiara nel futuro desiderato. Il modello GROW permette di fornire una strutturata metodologica tesa a favorire la definizione del percorso verso gli obiettivi in maniera semplice ed efficace. È rappresentato, nel contempo, da un processo concreto di rilevamento degli ostacoli.

Con il modello GROW l’obiettivo è massimizzare la performance migliorando l’approccio e la qualità delle azioni dei singoli individui, resi autonomi nelle scelte grazie a un processo autonomo di apprendimento.

Quest’ultimo si traduce nella consapevolezza della situazione attuale, per consentire lo spostamento verso nuove soluzioni (le opzioni alternative), all’interno delle quali individuare la scelta più funzionale all’obiettivo da raggiungere e più aderente al futuro desiderato.

GROW è un acronimo e sta a significare: 

  • G. Goals (Obiettivi)
  • R. Reality (Realtà)
  • O. Options (Opzioni)
  • W. Will (Volontà)

Ogni parola rappresenta ciascuna delle 4 fasi fondamentali per la sua attuazione concreta. Come accennato, il modello GROW è basato su un aspetto essenziale: aumentare la consapevolezza e la responsabilità della persona. È il più valido ed efficace strumento per generare una maggiore comprensione della propria situazione attuale, la verifica delle possibilità a disposizione e la responsabilizzazione circa le azioni che potrebbero essere intraprese per raggiungere obiettivi personali e professionali.

Definendo obiettivi specifici, misurabili, attuabili, realistici e stabilendo un arco temporale per la loro realizzazione, il modello GROW promuove con successo la fiducia e la motivazione intrinseca dell’individuo, con conseguente aumento di produttività e soddisfazione personale.

Utilizzando una struttura apparentemente semplice, il modello GROW costituisce un mezzo di notevole efficacia per massimizzare la qualità della prestazione, facendo leva su processi motivazionali interni e sulla volontà della persona di perseguire un risultato autonomamente determinato. L’individuo attinge dalle risorse interiori ed esterne, tracciando così il percorso verso la meta desiderata, scegliendo cosa fare e cosa evitare, soppesando l’efficacia delle proprie azioni e assumendo l’esclusiva responsabilità delle decisioni prese.

Stante questa importante premessa, il modello GROW si pone indiscutibilmente come il primo importante strumento di miglioramento e sviluppo della scienza della performance.

Dall’analisi del modello GROW si evince che la pianificazione degli obiettivi viene affrontata anteriormente rispetto all’analisi della situazione reale.

La logica presupporrebbe il contrario, visto che normalmente sarebbe più opportuno conoscere la situazione presente prima di stabilire qualsiasi obiettivo.

Nel modello GROW la determinazione degli obiettivi è effettuata in modo anticipato, in maniera tale da permettere la visualizzazione del risultato raggiunto ancor prima di prendere coscienza della situazione di partenza, di passare all’azione o alla valutazione di opzioni ed ostacoli.

Se si procedesse secondo la “logica normale”, il rischio sarebbe quello di predeterminare obiettivi non sfidanti e presumibilmente fallimentari, poiché basati “solo” sulla situazione reale (attuale) e, di conseguenza, limitati da performance passate, scarsamente creativi e poco stimolanti.

Soprattutto nei casi di lavoro in team, le dinamiche portano a stabilire obiettivi basandosi inevitabilmente su ciò che è stato fatto in passato, piuttosto su ciò che potrebbe farsi in futuro.

Al contrario, formulare degli obiettivi determinando la soluzione “ideale” a lungo termine e, di seguito, costruire passaggi realistici verso quell’ideale, risulta di gran lunga più creativo, ispiratore e motivante.

L’attuazione del Modello GROW, utilizzando domande aperte ed esplorative, promuove una più profonda consapevolezza e responsabilità; incoraggia un comportamento proattivo, rivolto a un obiettivo di risultato probabilmente mai conseguito in precedenza, ma attentamente strutturato secondo una metodologia scientifica.

L’utilizzo continuo e progressivo di questo modello (il termine “grow” in inglese vuol dire “crescita”) fornisce uno strumento che aiuta, in ultima analisi, a sbloccare il vero potenziale di un individuo, aumentandone la fiducia e la motivazione.

Modello GROW analisi e approfondimento delle singole fasi:

Modello GROW fase 1 – OBIETTIVI

Determinare prima gli obiettivi per stabilire poi, realisticamente, i passi da seguire, consente una maggiore creatività e produce una più forte motivazione interiore.
Si possono distinguere obiettivi di risultato e obiettivi di performance. Stabilire l’obiettivo finale (di risultato) influenza le scelte e le azioni; sulla scorta del tenere sempre a mente il risultato da raggiungere, orienta in modo opportuno pensieri, emozioni e azioni verso la meta che si desidera ardentemente raggiungere. L’obiettivo di performance è sotto il controllo dell’individuo, per cui è l’elemento nel quale si struttura l’azione concreta. Una serie di obiettivi di performance adeguatamente strutturati conduce inevitabilmente, secondo l’applicazione del modello G.R.O.W., al conseguimento del risultato desiderato. Proprio per questo motivo il “Goal” è l’obiettivo con funzione motivante e tale da incidere positivamente sullo sviluppo dell’autoefficacia, strumento essenziale per il successo e il miglioramento della prestazione.

Modello GROW fase 2 – REALTA’

Una volta definiti gli obiettivi, è necessario chiarire la situazione attuale. Nell’esaminare la realtà, il Coach dovrà utilizzare termini privi di giudizio, agevolando una valutazione oggettiva dello stato delle cose. Si tratta di individuare in modo attento e specifico le caratteristiche della situazione di partenza, così da sostenere il cliente nello sviluppo della consapevolezza necessaria per intraprendere il cammino verso l’obiettivo di risultato. Nell’esame della realtà attuale confluiscono sia la situazione concreta (oggettiva) sia le convinzioni (soggettive), per cui occorre acquisire consapevolezza circa i dati che caratterizzano lo status in cui versa la persona sia a livello di fatti concreti sia a livello di credenze personali (evidentemente tratte dalle esperienze del passato).
Solo muovendo da un quadro chiaro e specifico della realtà saranno possibili scelte consapevoli e responsabili, orientate ad attingere positivamente dal vissuto, ma nel contempo proiettate verso il futuro desiderato.

Modello GROW fase 3 – OPZIONI

Nella fase di verifica delle opzioni, occorre sollecitare il cliente a proporre una pluralità di alternative, senza censura, evitando ipotesi negative e la ricerca della risposta giusta. La quantità delle opzioni è più importante rispetto alla qualità o alla fattibilità delle stesse in quanto permette una maggiore elaborazione della creatività. Il Coach può stimolare, attraverso le domande, la liberazione del pensiero creativo, che sarà proteso alla ricerca della soluzione ottimale. Un abile Coach punta sempre a non deresponsabilizzare il Cliente, agevolando la costruzione dell’autonomia e della fiducia nelle sue risorse e capacità. Il Coach non suggerisce soluzioni né tenta di influenzare il Cliente, ma si limita ad accompagnarlo nel processo “maieutico” di ricerca ed espressione di tutte le possibili opzioni, sino ad accogliere le scelte che per il singolo risultano essere migliori o preferibili. Il Coach promuove, semmai, un’azione di monitoraggio e verifica della consapevolezza del cliente, di approfondimento degli effetti che la scelta di una delle varie possibilità potrebbe produrre. Una volta che ha verificato che il cliente è pienamente consapevole e assume la responsabilità della scelta, il Coach lo lascia libero di intraprendere le azioni programmate in piena autonomia, fidandosi di lui e confidando nel suo operato.

Modello GROW fase 4 – VOLONTA’

La quarta e ultima fase del modello GROW rappresenta l’espressione della scelta del cliente. Si riferisce, infatti, alla volontà, all’intenzione e, dunque, si pone quale “ago della bilancia” per il successo. Il Coach utilizzerà le domande al fine di predisporre, con il cliente, il piano d’azione per il raggiungimento degli obiettivi. È importante ricordare che un piano d’azione ben strutturato può comprendere più di una delle opzioni considerate o anche una miscela di parti delle stesse. Inoltre, sta al Coach far sì che il cliente fissi tempi precisi, in riferimento a ciascun obiettivo di performance e, di conseguenza, relativamente a ogni azione. Solo quando si pone l’intenzione di far qualcosa all’interno di un limite temporale, si passa da un piano ideologico a uno reale. È indispensabile verificare, inoltre, la direzione che l’azione sta per intraprendere e che conduca effettivamente all’obiettivo prefissato, nonché l’analisi di eventuali difficoltà (ostacoli) che potrebbero sopraggiungere, come fare per rimuoverle o paralizzarne gli effetti. È utile, poi, costruire insieme al cliente una “mappa delle alleanze”, individuando quali persone potrebbero aiutarlo a raggiungere l’obiettivo esaminando anche le modalità con cui egli intende reclutarli.

Infine, sarebbe opportuno che il Coach verificasse, con le ultime domande, modalità e tempi nel rispetto dei quali il cliente intende attuare il piano d’azione.

Questa è una fase nella quale è necessario essere particolarmente stringenti, soprattutto circa le scadenze da rispettare. Si tratta di procedere secondo la logica del “Goal Setting”, una particolare tecnica di definizione di obiettivi e azioni idonea a produrre i risultati che la persona desidera ottenere, la cui origine trae spunto proprio dal modello GROW.

Uno specifico e strutturato “set” di domande permette, in questa fase, di orientarsi verso il percorso che si sta per intraprendere, di valutarne anticipatamente gli step fondamentali e quelli opzionali, di verificare il livello della propria motivazione e di costruire le più solide basi per l’attuazione della migliore performance.

Si riporta di seguito un possibile “set” di domande:

  • Cosa farai?
  • Quando lo farai?
  • Quest’azione ti porterà a raggiungere l’obiettivo?
  • Quali difficoltà potresti incontrare?
  • Chi pensi possa esserti di sostegno?
  • Come e quando pensi di procurartelo?
  • Quali altre considerazioni puoi effettuare al riguardo?
  • Da 1 a 10, quanto sei sicuro che intraprenderai le azioni che abbiamo pianificato?
  • Cosa ti impedisce di dargli un voto più alto? Ad es., un 10?

Come è intuibile dal modo in cui sono costruite le domande, la fase “Will” è caratterizzata da un’operatività di stampo ingegneristico, da un ritmo sostenuto che proietta il cliente verso obiettivi particolarmente sfidanti e motivanti, di conseguenza verso la realizzazione del futuro desiderato. Il Coach presiede e controlla le varie fasi di costruzione di una vera e propria “mappa” all’interno della quale il cliente inizierà a muoversi attraverso il piano d’azione e alla quale potrà successivamente apportare modifiche, sulla scorta delle scelte che progressivamente si troverà a effettuare.

Il modello GROW, seppur nel tempo arricchito e reso più funzionale al Coaching, resta un baluardo di inestimabile valore nella scienza della performance.

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